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Ovvero, il delirio della didattica a distanza per un genitore che lavora da remoto (o in smartworking!) alla fine di maggio

Io sono stanca. 

Il mio post potrebbe finire qui. Alle soglie di giugno, quando mancano due settimane di didattica a distanza per concludere l’anno, io ho già deciso che mi promuovo.

Sono stata brava: io lavoro da remoto da quando sono diventata libera professionista. Io ho il mio studio piccino ma festoso e sono abituata a far andare avanti il lavoro anche con chi sta dall’altra parte del mondo. Quando a fine febbraio è arrivata la didattica a distanza, io pensavo di farcela.

Cosa vuoi che sia per me gestire altri file da remoto? Bazzecole. E, invece? Sono stanca.

Tra audio, video, lezioni online, materiali da scaricare, controllare (se si aprono), stampare e spiegare io non ce la faccio più…e comincio a pensare che il regalo per la pagella quest’anno me lo faccio io, altro che ai figli! E io ho fatto pure la professoressa in vita mia, dovrei esserci abituata…

In fin dei conti, io ho rifatto la seconda elementare, ho ripassato tabelline, sillabazione, l’uso dell’H, i verbi, le prime costruzioni di inglese, tecnologia, religione, scienze, geografia e storia e nel mentre ho lavorato, parlato con clienti, colleghi, giornalisti, blogger, influencer, potenziali nuovi clienti e fatto gare per aggiudicarmi altro lavoro. NEL MENTRE.

Cioè, guardandomi da fuori, io sono stata capace di dire ” ato, ito, uto l’acca han sempre voluto” e intanto scrivere una mail accattivante per agganciare un servizio su un quotidiano, per fare una proposta sensata ad un blogger oppure mandare una proposta convincente a chi mi ha individuata come consulente. IO CE L’HO FATTA.

Come dite: siamo solo a fine maggio? mancano ancora due settimane? no, no, non avete capito: io arbitrariamente mi promuovo regina della seconda elementare, imperatrice della biro rossa, sua maestà dei cazziatoni e degli incoraggiamenti ad interim nei secula seculorum!

Perchè io sono stanca.

E in tutto questo, io ho avuto la fortuna di avere una rappresentante di classe coi controcoglioni, insegnanti che si sono inventate la didattica a distanza da sole, e un figlio che piagnucolando OGNI SINGOLO GIORNO ha portato (quasi) a termine il suo dovere in modo diligente e pedante allo stesso tempo, con ottimi risultati.

Ma sono comunque stanca. E qualsiasi cosa scriveranno sulla pagella di questo mio povero Cristo, io so che va moltiplicata per un miliardo, perchè lui ha contatti sociali sporadici con l’esterno ancora oggi (perchè, vuoi forse che sia importante pensare ai ragazzi che hanno solo 2 settimane di scuola ancora? poi ci sono madri, padri, nonni, zii, tate e portafogli che penseranno a come vedersela fino a settembre) e io di conseguenza…

Io sono stanca. E anche voi. Lo so, ve lo leggo nei messaggi sulla chat di classe: a che ora è? cosa devo fare? scusate sono in chat con l’altro figlio, sto arrivando…no, non mi parte la video lezione potete dirlo alla maestra? non mi apre il file me lo rimandate? anche alle 11 di sera. Lo leggo nelle mail frettolose piene di refusi, nei messaggi di incoraggiamento, nelle video riunioni su skype o chissà quale diavolo di servizio…

Sto pregando che diventi autonomo, che prenda la patente e che si trovi un lavoro, qualsiasi lavoro, ma che questo incubo non abbia di nuovo inizio con settembre, vi prego…potrei non rispondere di me e decidere di andare a vivere in un eremo!

Come dite? c’è il libro delle vacanze da fare? beh almeno lì sono tutte pagine una dietro l’altra, non scarico nulla, non devo stampare niente, non ci sono chat forsennate e c’è l’estate…

E quando penso “libro delle vacanze” seduta qui in studio, anche a due settimane dal termine delle lezioni, finisco per sentirmi esattamente come quando, a 7 anni, si respirava già aria di vacanza dalle finestre della scuola. Il sole bello caldo, il pensiero della piscina, e la voglia di studiare che era ormai svanita.

Con il carico mentale, oggi, di una madre, di una professionista, di una moglie che non si è mai fermata, che la quarantena non è coincisa con remise en forme-facciamo work out-mi sparo una bella serie tv-vado a massaggiare il lievito madre, ma con la trasformazione nella Dea Kalì dell’equilibrismo vital-professional-domestico, isso la bandiera bianca sul ponte della mia pazienza e invoco un BASTA a gran voce!

Disclaimer: per avere il tempo di scrivere questo post è stata sfruttata la pazienza dei nonni che, tornati al nostro ovile dopo la fase 1, stanno sfoderando, come sempre, doti di pazienza degne di Gesù Cristo in croce per domare il circo di casa! 

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Valeria Sartorio
Valeria Sartorio
FEMMINA CAUCASICA, PROFESSIONISTA PER LA COMUNICAZIONE & LE PI(ERRE), OFFRE GRATIS QUI STORIE A BASE DI ATTUALITÀ, NUOVI MEDIA E ANEDDOTI SEMISERI DI VITA VISSUTA.

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